Le Valanghe (parte 3)
Equipaggiamento di sicurezza
In questa sede ci si riferisce solamente all'equipaggiamento specifico riguardante le valanghe, il cui "pezzo forte" è costituito dalla ricetrasmittente per la ricerca delle vittime in valanga: il cosiddetto ARVA, ovvero Apparecchio di Ricerca in Valanga. Il suo uso è sostanzialmente semplice, e si rimanda alle istruzioni allegate all'apparecchio. Il fatto, tuttavia, che si porti l'ARVA senza mai usarlo - per fortuna! - comporta il rischio di una scarsa (o peggio inesistente) dimestichezza nel suo uso, che potrebbe rivelarsi in tutta la sua drammaticità proprio durante la ricerca di un compagno sepolto. E’ evidente come, in una simile evenienza, non sarebbe proprio il caso di fermarsi a leggere le istruzioni. E' quindi di fondamentale importanza allenarsi a usare l'ARVA, memorizzando i comportamenti e le tecniche di ricerca. Ciò rischia di essere noioso, è vero, e per questo l'allenamento potrebbe essere impostato come un gioco (nascondino, caccia al tesoro...), magari in una giornata di brutto tempo, quando si è bloccati in rifugio o nel fondovalle. A questo punto è d’obbligo una fondamentale avvertenza: l’utilizzo dell’ARVA non deve assolutamente dare una sensazione di maggiore sicurezza, spingendo magari a rischiare di più. Si tratterebbe unicamente di una falsa sicurezza. Recenti statistiche hanno infatti dimostrato come la mortalità dei sepolti dalle valanghe dotati di ARVA - pari al 66 per cento - non sia poi di molto inferiore alla mortalità dei sepolti non dotati di ARVA - pari al 74 per cento - (H. Brugger, Servizio Valanghe Italiano, CAI). Infine, ogni componente della comitiva dovrebbe essere dotato di una sonda e di una pala da neve, che riduce anche di 5 volte i tempi di scavo. E questo, detto brutalmente, potrebbe rappresentare la differenza tra la vita e la morte di un compagno sepolto.
Il sistema ABS
Un accenno anche al sistema ABS per il galleggiamento in valanga: esso prevede il rapido gonfiaggio di un serbatoio di circa 150 litri di aria, tramite un gas in pressione (azoto). Questo serbatoio è situato nella patella superiore di uno zaino (fornito insieme al dispositivo e solidale con esso) e gonfiandosi aumenta il volume complessivo dello scialpinista. Questo aumento di volume ma non di peso causa una diminuzione del peso specifico della persona travolta, a tal punto da permettergli di galleggiare sulla massa nevosa. Il principio del galleggiamento alla base del sistema ABS – secondo il Servizio Valanghe italiano - è molto valido ai fini della sopravvivenza in caso di travolgimento da valanga. Per avere una reale utilità ed una diffusione capillare tra gli scialpinisti il dispositivo risulta comunque da perfezionare, per tutta una serie di difetti, tra cui il prezzo elevato.
Scende la valanga!
Essere coinvolti nella caduta di una valanga, sia direttamente che come spettatori, è sicuramente un’esperienza traumatica, specie se fosse la prima volta. E' evidente che in una simile situazione di emergenza non è facile reagire con lucidità nel modo corretto. Le indicazioni seguenti cercheranno quindi di essere il più possibile semplici e intuitive.Tentare la fuga
Se si è sorpresi dalla valanga durante la discesa, si può tentare di "fuggire" lateralmente in discesa diagonale, cercando di portarsi presso i margini della valanga, e sfruttando eventuali protezioni naturali quali alberi, roccioni o altro; trovandosi nella parte alta della valanga, si hanno discrete possibilità di successo. Se invece ci si viene a trovare nella parte bassa della valanga (o sotto di essa), la situazione è decisamente più critica. Si può ugualmente tentare la fuga laterale prima descritta, per portarsi almeno fuori dalla corrente principale della valanga. Non è consigliabile tentare di fuggire con una discesa diretta lungo la massima pendenza, ovvero davanti alla valanga: essa è solitamente più veloce, e ci si troverebbe sepolti dalla corrente principale sotto un notevole spessore di neve.
La fuga non riesce
Se la fuga non riesce, o non è praticabile, ci si deve liberare immediatamente dei bastoncini e degli sci (aprendo gli attacchi), per evitare di rimanere imprigionati. Si deve quindi tentare di "nuotare" nella massa nevosa, eseguendo movimenti simili al nuoto, mantenendosi il più possibile in superficie, tenendo chiusa la bocca. Quando la neve si è quasi assestata e fermata, cercare di tenere le braccia protese davanti al viso e in posizione fetale, in modo da crearsi una importantissima "camera d'aria". Evitare di sprecare l'aria con continue grida, ma chiamare solo di tanto in tanto, specie se si sentono dei rumori. Si può anche tentare di aprirsi una via di uscita, scavando con le mani, non senza aver verificato in quale direzione sia "l'alto" (ad esempio facendo scendere della saliva dalla bocca).
I sopravvissuti
I compagni del travolto devono osservare attentamente la traiettoria della vittima, e il punto in cui essa scompare alla vista. Questo punto, come pure quello iniziale di travolgimento, devono essere contrassegnati, conficcando nella neve un bastoncino o uno sci: in questo modo si ha una traiettoria indicativa del travolto, e un'idea di dove potrebbe trovarsi. Disponendo di un telefono cellulare, si deve ovviamente allertare immediatamente il soccorso alpino (118), cercando di essere il più calmi e precisi possibile. Facendo quindi attenzione a nuove possibili valanghe, si inizia a perlustrare attentamente la superficie nevosa a valle del punto di scomparsa, alla ricerca di oggetti o parti sporgenti, con l'orecchio ben teso a cogliere eventuali richiami (spesso le vittime si trovano a non più di 1-2 metri di profondità). Contemporaneamente si inizia la ricerca con l'ARVA, suddividendo l'area interessata tra i vari partecipanti alla ricerca. Non disponendo di ARVA, la ricerca visiva deve essere ancora più accurata, iniziando nel contempo un sondaggio della massa nevosa (con sonde, bastoncini, o le code degli sci) adottando un reticolo di circa 70 centimetri.Se i superstiti sono numerosi
Se non è stato possibile allertare il Soccorso Alpino tramite il telefono cellulare, tutti devono partecipare alle ricerche per 15 minuti (vedi scheda successiva). Quindi lo sciatore più abile scenderà a valle per dare l'allarme, non senza aver ben memorizzato il luogo dell'incidente, in modo da poterlo ritrovare anche con scarsa visibilità.
Se il superstite è uno solo
Anche se non è stato possibile allertare il soccorso alpino con il cellulare, egli dovrebbe proseguire nella ricerca per almeno due ore, scendendo a valle solo quando non ci saranno più ragionevoli speranze di un ritrovamento.
Valutare caso per caso
Queste indicazioni sono ovviamente di carattere generale, e dovranno essere valutate alla luce dell'effettiva situazione: estrema vicinanza di una stazione sciistica, comitiva molto numerosa etc. Comunque, anche nel caso in cui il travolgimento si avvenuto a poca distanza da una località sciistica, o sia stato possibile allertare immediatamente il Soccorso Alpino con il cellulare, non rinunciare mai a una ricerca del disperso, soprattutto nei primi cruciali 15 minuti (vedi scheda seguente). E' già accaduto, ad esempio, che un travolto sia morto nonostante che uno sci sporgesse dalla neve: i suoi compagni si erano subito precipitati a valle senza nemmeno guardarsi attorno.
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